martedì 10 novembre 2015

Installazione di Debian su Asus N551jw-cn067h

Ho fatto una pazzia ed ho acquistato questo laptop seppure in sconto a poco più di 900€ (davvero una cifra grossa per me) perché gli ho fatto la corte a lungo ed è davvero un bel pezzo di hardware. Lo chassis è in parte in alluminio e le componenti interne sono ottime, ma bisogna prestare attenzione ai membri della famiglia N551. Nel mio modello, il processore è un Intel Core i7-4720HQ che a dispetto del numero identificativo più basso è migliore dei più comuni Core i7-4750HQ che si trovano su modelli analoghi della Asus in questo momento, stessa storia per la scheda grafica montata che nel mio è una bella Nvidia GTX 960M, contro delle molto meno potenti GTX 950M montate sugli altri esponenti della famiglia. Non intendo dilungarmi oltre sull'hardware perché non è nello scopo del post, ma ho voluto giusto dare qualche input a chi si appresta ad acquistare un PC e si trova ovviamente perso nel labirinto di sigle e codici numerici che "contraddistinguono" componenti e modelli, ma che hanno ormai poco significato se non per l'ufficio marketing dell'azienda produttrice. Consiglio caldamente notebookcheck.net per informarsi e farsi un'idea prima di ogni acquisto.

Al momento di installare Debian/Linux, suppongo che il vostro problema sia, come nel mio caso, di voler far convivere Debian e Windows 8.1/10. Occupiamoci prima della parte Windows con qualche piccola precisazione. Se è vostra intenzione passare a Windows 10 sappiate che prima bisogna attivare la vostra copia di Windows 8.1. Non potete installare direttamente un .iso di Windows 10, magari su un nuovo disco SSD (come ho erroneamente creduto di poter fare io all'inizio), perché Windows 10 non accetterà il vostro codice seriale di Windows 8.1. Accendete allora il vostro PC e attivate la copia di Windows 8.1 che avete preinstallato dopodiché potete procedere con gli aggiornamenti ed eventualmente all'upgrade a Windows 10. Se volete cambiare il disco rigido con un SSD, fermatevi alla sola attivazione di Windows 8.1 e procuratevi una chiave di memoria USB da almeno 16GB. Con un programma, Asus Backtracker, si produce una copia installabile di Windows 8.1. Questa parte dovrebbe essere abbastanza semplice/autoevidente per cui non mi dilungherò sull'argomento. Una volta preparata la chiavetta USB, spegnete tutto, usate le precauzioni dovute nel cambiare parti HW del laptop per evitare scariche di elettricità statica, e sostituite il disco fisso. Basta un cacciavite a croce piccolo per tutta l'operazione. Riaccendete il vostro laptop e accedete al BIOS-UEFI spingendo F2 e fate avviare il sistema dalla chiavetta, quindi installate di nuovo Windows 8.1 sul nuovo HDD/SSD. Per ogni eventualità futura conservate l'hard disk originale oppure la chiavetta USB. Da questo momento potete procedere con l'aggiornamento o l'upgrade a Windows 10 e/o con l'installazione di Debian.
Debian
Consiglio di usare l'immagine netinstall che si ottiene da Debian perché è piccola, si scarica velocemente, funzionale al processo di installazione e di usarla con un altra chiavetta USB (anche da solo 1GB) diversa da quella che potreste aver usato precedentemente. Per creare la chiavetta USB avviabile ho adoperato unetbootin che ha funzionato senza intoppi, tuttavia è sconsigliato da Debian come ho scoperto successivamente. Ribadisco che non ho avuto problemi con unetbootin, ma voi fate come credete. Avviate da BIOS-UEFI la chiavetta e l'installazione guidata di Debian dovrebbe procedere liscia permettendo a Debian di usare i pacchetti non-free che contengono il firmware per la scheda di rete e il wi-fi. Ora non ricordo di preciso, se il momento del partizionamento dell'hard disk venga prima o dopo questa fase, al riguardo però consiglio di proseguire con il "partizionamento manuale" perché la procedura automatica tende ad essere molto classica: unica partizione di sistema / con home annessa e swap e sovrascrittura di Windows. Qui vi dovreste regolare come meglio credete e ridurre la partizione Windows (fate attenzione se avete un disco con dati frammentati) a circa 100GB; dal canto mio per Linux preferisco riservare 25-30GB a /, 10-20 GB alla /home su una partizione separata e per quanto riguarda la partizione di swap si dovrebbe seguire la regola aurea che dice swap=RAMx2. Personalmente è una regola che non ha senso se non aprite davvero tante applicazioni, visto che gli 8GB di RAM compresi nel PC sono difficili da occupare tutti con un normale utilizzo. Facendo un esempio: mentre scrivo questo post sono su Plasma 5 e ho aperto 15 pagine circa in Iceweasel (che sarebbe una versione di Firefox senza il marchio della volpe), LibreOffice Writer e MakeMKV e ho ancora 5 su 8GB di RAM liberi. Devo dire che se avete anche voi montato un disco SSD, 16 GB di disco non solo sono preziosi per le attuali pezzature, ma la partizione di swap va assolutamente evitata perché fa invecchiare velocemente le memorie flash di cui lo SSD è composto. Continuate con l'installazione fino alla fine avendo cura di installare grub come avviatore principale. Riavviate, rimuovete la chiavetta USB di installazione e controllate di avere la possibilità di avviare a piacimento Debian o Windows da grub.
Il sistema base su netinstall comprende LXDE che è un ambiente grafico spartano tuttavia completo (al livello di un Windows XP tanto per capirci). Quando siete arrivati a questa fase potete installare Gnome, KDE o XFCE e/o spostarvi sul ramo testing o unstable di Debian. Qui ognuno ha le proprie preferenze. Io ho usato e uso Plasma 5/KDE su Unstable e con soddisfazione ho notato che mai mi era capitato di vedere quasi tutto il sistema funzionare perfettamente da subito senza grossi intoppi.
Alcune cose che rimangono da sistemare alla fine sono infatti: il minisubwoofer, le combinazioni di tasti speciali, la scheda Nvidia, il disco SSD, il kernel.

Minisubwoofer
Il minisubwoofer non funziona di default e in giro potete trovare diverse opzioni per attivare questa funzione del driver HDA di i+Intel. Io ho seguito questa procedura mutuata da Arch
All'interno della cartella /etc/modprobe.d creare il file
asus-n551-hda-fix.conf
con dentro il seguente testo:
options snd-hda-intel patch=asus-n551-hda-fix.fw,asus-n551-hda-fix.fw 
All'interno della cartella /lib/firmware creare il file
asus-n551-hda-fix.fw 

contenente il seguente testo:

[codec]
0x10ec0668 0x104313bf 0

[model]
asus-mode8

[pincfg]
0x1a 0x90170150



Riavviare

Scheda video
Parto dal fatto che non ho nemmeno provato ad usare i driver liberi nouveau perché se si è davvero interessati all'accelerazione 3D hardware, questi non hanno senso: tanto varrebbe accontentarsi della scheda integrata Intel.
A prescindere dalle preferenze per Debian stable/testing/unstable per quanto riguarda i driver nvidia bisogna rivolgersi al ramo experimental  perché la scheda grafica gtx 960m non è supportata nei driver attualmente presenti in questi rami. Il supporto parte dalla versione nvidia 3.52.xx. e si deve installare bumblebee. Attivate i repository in experimental e procedete all'installazione dei pacchetti relativi:
sudo apt-get -t experimental install bumblebee nvidia-driver nvidia-dkms
controllate con dkms status se il driver è stato compilato per il vostro kernel
Ricorrete a sudo update-initramfs -u -k numero_del_vostro_kernel nel caso questo non sia stato fatto automaticamente da dkms.
Riavviare

Tasti speciali:
Nel kernel ci sono dei driver appositi che permettono di attivare i tasti speciali e altre particolarità del laptop: asus-wmi, asus-nb-wmi.
Comunque per completare la configurazione dovreste editare il file /etc/default/grub in modo che inserisca questo parametro per il kernel "acpi_osi=" es.: GRUB_CMDLINE_LINUX_DEFAULT="quiet acpi_osi="
Controllate dopo il riavvio che funzionino tutti i tasti speciali con xev. Dopo questa impostazione a me hanno iniziato a funzionare sia la regolazione dell'illuminazione dello schermo (che prima potevo fare solo tramite i controlli in Plasma/KDE) che il tasto per la "modalità aereo" che spegne la scheda wireless. Il resto funzionava bene anche prima. Potete impostare il vostro DE per lanciare delle applicazioni a seconda dei tasti speciali che premete es.: kcalc con fn+invio_kp.

Eventuale disco SSD
Se avete installato un disco SSD consiglio di leggersi questo link. Inoltre se avete delle funzioni di ricerca desktop (baloo, nepomuk, beagle, google-desktop) spegnetele totalmente o disattivatele per le partizioni che stanno sul disco SSD. Vi assicuro che una ricerca classica su tutti i file sarà molto veloce anche senza l'indice dei dati sullo SSD, mentre l'indicizzazione produrrà un grosso database nella vostra home e tante scritture sul disco, che come già detto lo consumano.

Kernel
Ho diverse macchine desktop con Debian e da anni cerco di rendere l'immagine del kernel il più possibile adatta al mio uso e al mio hardware. Il link vi permette di scaricare un config (per kernel 4.3) che contiene tutti i driver per far funzionare il vostro Asus N551JW (più un HP pavilion e un Acer aspire :D). È ovvio che se avete necessità particolari come un diverso filesystem (io uso ext4, ntfs e vfat) o periferiche aggiuntive, dovete metterci mano, ma è una buona base di partenza.

sabato 29 ottobre 2011

GNOME 3 o di come imparai ad amare l'iPhone.

Gli utenti Debian/Sid hanno da poco la possibilità di provare GNOME 3. Fortunatamente per loro, gli altri che hanno installato Fedora, Suse e pure Ubuntu, hanno avuto questo privilegio molto prima, così come di rimanere scioccati anzitempo. Per qualcuno di questi privilegiati è addirittura stato possibile superare lo shock nel mentre che i pacchetti di GNOME passavano dal ramo experimental a quello unstable di Debian: non si può dire che in casa Debian si facciano metter fretta. Ecco, ora siamo al pari degli altri e anche io posso finalmente scrivere quanto GNOME 3 faccia schifo.
Non che prima ne fossi mai andato pazzo, infatti ho sempre preferito KDE, anche il troppo vituperato KDE4 mi è piaciuto più di qualsiasi GNOME, tuttavia ci sono delle forti ragioni per questo senso di schifo: GNOME 3 trasforma il vostro PC in un iPhone. In sintesi è questa la critica che quasi identica è stata scritta altrove perché non c'è un menù dei programmi, le finestre sono senza i classici pulsanti che mettono a tutto schermo o riducono nella barra dei processi l'applicazione, la configurabilità è ridotta all'osso e siete sempre connessi con qualche cavolo di programma da "social network" integrato. Linus Torvalds che già un tempo era passato da KDE a GNOME per il disappunto avuto con KDE4, ha dichiarato che d'ora in poi il suo Desktop Environment sarà XFCE, perché non vuole essere trattato come un deficiente.
A parte dedurne che per piacere a Linus un DE debba assomigliare a un qualche Windows/MacOS pre anno 2000, c'è del vero nella sua e nelle altre critiche, ma siamo certi che siano giuste?
Di recente è morto Steve Jobs, che ha sicuramente avuto il merito di trasformare l'esperienza informatica in qualcosa cui si possono avvicinare tutti, soldi permettendo. È stato un imprenditore del settore IT che è riuscito ad essere vicino all'uomo medio: un tizio che vorrebbe servirsi del computer, ma ne ha fondamentalmente paura. Jobs ha fatto palate di denaro vendendo il design più biecamente banale e sistemi operativi scopiazzati da FreeBSD e ricostruiti per rendere tutto semplice. Ha fatto di più rendendo l'utente Mac completamente dipendente dai prodotti Apple (vedi la gestione dei DRM e iTunes). Il cuore della strategia Apple è stata di fornire poche solide decine di opzioni e di funzioni laddove la concorrenza ne offriva centinaia, su sistemi spesso instabili o mal funzionanti. Ha eliminato la confusione e la frustrazione dall'esperienza dell'utente.Tutta questa paurosa riduzione di contenuti è stata indorata opportunamente con una feticistica attenzione per gli effetti speciali e l'estetica, sia dentro sia fuori i prodotti della Mela.
Grazie a questa intuizione che ha reso Jobs multi-milionario, si è anche creato un culto della personalità di cui tutt'oggi sentiamo l'effetto: per gli affezionati fan di Apple è morto il guru che li aveva introdotti nel mondo dell'informatica e li aveva fatti sentire fichi, nonostante la loro totale incompetenza nell'ambito.
La progettazione di KDE4 e GNOME3 ha risentito pesantemente dell'intuizione di Steve Jobs: mentre KDE4 è più figlio del MacOSX con le sue novità nell'interfaccia in stile Exposé e l'uso delle trasparenze a tutto spiano, GNOME3 è più figlio dell'iPhone e dell'iPad, che sono dispositivi nati per connettersi a internet e divertirsi, spogliati di ogni velleità produttiva[1].
Il mondo Linux è pieno di smanettoni e hacker arrabbiati per questa deriva verso il mondo dei bamboccioni che usano il computer solo per cazzeggiare e che si mettono a piangere se gli togli il mouse, tuttavia se lo scopo dell'impresa GNU/Linux è davvero quella di diventare un sistema operativo di massa è proprio in quella direzione che si deve guardare. Al mondo esiste una prima grande massa di persone per cui qualsiasi tipo di computer è troppo costoso; non ci si può rivolgere ad essa se non con progetti in stile One Laptop Per Child, e ancora si stenta a informatizzarla. Con i requisiti hardware di OLPC, i DE di 10 anni fa sono pure troppo: non c'è interesse nemmeno fra gli sviluppatori. Esiste una seconda massa di persone che ha familiarizzato da tempo con l'informatica e ha i soldi per comprare regolarmente dei nuovi dispositivi. Tuttavia è composta da affezionati che usano il PC prevalentemente per lavoro e che sono restii a cambiare: ecco perché Linux in 20 anni non è cresciuto sui desktop. Esiste un'ulteriore massa di persone, molto più piccola della prima, ma più grande della seconda e parzialmente inclusa in essa, che ha i soldi per comprarsi qualsiasi dispositivo, ma o non è in grado di sfruttarlo appieno e lo trova eccessivo nelle funzioni o ne è intimorita. I tablet e gli smartphone sono esattamente quello di cui questa massa aveva bisogno.
Google ha capito l'antifona ed ha sfornato Android che è stato ben recepito. Gli sviluppatori di GNOME 3 e KDE4 hanno compreso la stessa cosa, solo che si trovano a fronteggiare la resistenza dei fan della shell, degli integralisti delle "scorciatoie da tastiera" e degli amanti della personalizzazione barocca del desktop. Se mai Linux dovesse sfondare tra le masse, non sarà di certo grazie a loro che sono una minoranza che mi pare molto orgogliosa di esserlo. L'elitismo è una vecchia piaga dell'open source.

[1] Per KDE4 le critiche furono spietate e KDE si discostava davvero poco dal modello di desktop conosciuto fino allora.

lunedì 12 aprile 2010

La mamma del cretino non prende pillole.

Alla donna disse: «Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figliuoli; i tuoi desideri si volgeranno verso il tuo marito, ed egli dominerà su te» (Genesi 3:16) (Ginecologi obiettori aprile 2010)

C'è una certa propensione in Italia a discutere e a ridiscutere argomenti teoricamente risolti e a fare ristagnare tutto in un epoca indefinita tra il medioevo e il 2000 (p.e.V). In particolare il fenomeno accade con quanto concerne la "sacra sfera" dei credenti che si allarga quasi sempre fino ad includere anche coloro che credenti non sono. Suppongo che succeda in nome della tolleranza: i laici tollerano troppo i credenti. L'esempio di questi giorni è il "problema" dell'introduzione della Ru486. Una nuova tecnica, che ha solo 22 anni di utilizzo in altre nazioni, non dovrebbe in linea di massima comportare la disquisizione sul fatto che le donne "la usino come contraccettivo" o che le donne "non abbiano sufficiente consapevolezza della gravidanza", che possono essere sintetizzate in: "le donne non soffrono abbastanza ". Si tratta di un ausilio ad una libera scelta sancita dalla legge sull'aborto, cosa c'è di diverso? Infatti tutto è pacifico ad Utopia e nei paesi occidentali Vatican Free. Da noi, dove c'è sempre qualcuno che spera di costruirsi una carriera con l'aiuto della chiesa, qualsiasi pretesto è buono per  dimostrarsi i più servizievoli e dare il megafono (e pure qualche regolamento pasticciato) ad idee che sono legittime, ma confessionali. Personalmente ritengo che la chiesa non abbia tutta questa presa sulle coscienze della popolazione, basta vedere cosa pensa la maggior parte dei sedicenti[¹] cattolici in tema di: rapporti prematrimoniali, contraccezione, aborto e divorzio. Tuttavia basta che un cardinale faccia un ruttino, anche nel pieno dello scandalo dei preti pedofili, che diversi politici si genuflettono immediatamente, in special modo quelli con la coscienza sporca.
Dei politici non ci si può sorprendere, invece è davvero sconcertante la presenza di un altissimo numero di ginecologi obiettori nel servizio pubblico.
Tramite Radio3 ho appreso che in alcune strutture si raggiunge l' 80% di obiettori. Una così larga percentuale che si discosta enormemente dal favore effettivamente riscosso dalla causa anti-abortista in Italia, mi fa sospettare che i ginecologi non siano del tutto indipendenti e magari vengano influenzati dall'ambiente o più verosimilmente da qualche capoccia locale.
Supposizioni a parte, non capisco quale sia la base dell'obiezione di coscienza in questo frangente e lo dico da ex obiettore. Gli obiettori di coscienza classici erano tutti obbligati, in quanto uomini idonei alla leva, a svolgere il servizio militare. Anzi sottostavano a due doveri prima che fosse consentito scegliere: il primo era quello di servire la patria perché maschi, il secondo era quello di farlo in armi. Via via, dopo lotte e sperequazioni varie, entrambi gli obblighi sono decaduti. Ma i ginecologi che servono all'interno di  strutture pubbliche sono stati obbligati? Tornando al parallelo di prima, troveremmo ridicolo che un militare in ferma volontaria si rifiutasse di partire per una missione e si professasse obiettore.  Perché un ginecologo con tali scrupoli di coscienza, che è liberissimo di svolgere la sua attività presso cliniche private e in proprio, può invece rifiutarsi di praticare l'aborto mentre serve in un ospedale pubblico ed è pagato con i soldi delle tasse? Qui abbiamo un conflitto niente male tra un diritto acclarato della donna e uno pseudo-diritto all'obiezione! Se l'obiezione è consentita di fatto senza che il dirigente provveda ad un fulmineo allontanamento del medico obiettore, allora posso immaginare medici testimoni di geova proibire le trasfusioni nei loro reparti, medici ebrei rifiutarsi di toccare donne mestruate e di soccorrere qualcuno di sabato, infermiere musulmane assistere i pazienti in burqa e così via. Avrebbero tutti pari potere a far valere la propria volontà sul paziente e di sabotarne la salute. No, questo non è un servizio statale è un bazar dell'idiozia. Peggio, è un monumento all'ipocrisia: gli anti-abortisti hanno abortito il Servizio Sanitario Nazionale.

[¹] Sedicenti perché in una religione dogmatica o sei dentro o sei fuori. Se la tua chiesa ti dice cosa devi pensare per essere un vero fedele, i termini per definirsi cattolici dovrebbero essere chiari.

sabato 9 gennaio 2010

Svicolo, svicolone, svicola tutto a mancina

Quanto sta succedendo a Rosarno era nell'ambito delle cose più che probabili: anche gli sfruttati più mansueti prima o poi si ribellano alle condizioni subumane in cui vivono. Con la "ribellione" ancora in atto, il governo tramite Maroni, trova la faccia tosta di sostenere che la colpa è della troppa tolleranza delle misure contro l'immigrazione.  Non è il caso di discutere del rinato Governo dell'Amore e di quel che sostiene un suo ministro, perché è come sparare su un uomo morto. Correggo, perché con l'aria che tira non vorrei che mi s'imputasse l'istigazione alla violenza e l'essere un cattivo maestro per i miei quattro lettori.
Trovo più stimolante iniziare questo nuovo anno con un commento dell'ultima velenosa schifezza partorita da Uriel che tratta proprio questa vicenda[0].
Per il furbacchione che è "apolitico" di destra[¹], la colpa dei fatti di Rosarno è, udite udite, della Caritas e del Buonismo (che traduce in Couscous party)!
Tutte le situazioni di estrema indigenza prodotte dall’immigrazione clandestina , in definitiva, sono destinate ad esplodere in questo modo. Non per la presenza di ideologie rivoluzionarie, ma semplicemente per il risultato di ideologie farlocche. Esse erano essenzialmente due:
  1. L’ideologia Caritas.[snip]
  2. L’ideologia Couscous-party[snip].

Io non ho particolari simpatie per la Caritas. Ho fatto l'obiettore di coscienza in una loro struttura e so perfettamente di cosa sono capaci per mantenersi con la greppia dell'assistenza sociale. Non lo fanno per i soldi, ma per quell'immensa montagna di soldi. Da questo a dire che la Caritas, assieme ad un'entità indefinita chiamata "Buonismo", riesca ad opporsi alle leggi dello Stato e al suo governo, che sulla lotta all'immigrazione ha costruito il suo successo, ce ne corre. Ma per Uriel nulla è impossibile! Nemmeno trovare due falsi bersagli indifesi pur di deresponsabilizzare il governo. Il minchiadestra, che non è di destra e non è mainstream a dire suo, fa l'eco a Maroni e a tutte le cazzate sull'immigrazione che la Lega spara da anni. Non vi preoccupate sinistrorsi delusi che seguite Uriel, è solo un episodio di evoluzione convergente, semplice coincidenza come molteplici altre volte.
Non è finita lì. Nel pieno della possessione da parte dello spirito verde, Uriel incomincia a blaterare di Sud che in realtà non sarebbe questo posto solare dove la gente è "povera, ma di cuore", bensì un covo di razzisti ammanicati con la 'ndrangheta che se la prende con il ricco Nord solo per invidia, ecc. A parole sue:
Beh, a quanto pare se eliminassimo il fenomeno dell’immigrazione clandestina non sarebbero i malvagi (malvagi perche’ ricchi) imprenditori del nordest, ma un sacco di onesti  e buono contadini del sud. Certo non abbastanza onesti da non accordarsi con la Ndrangheta per avere degli schiavi, certo non abbastanza buoni da evitare lo sfruttamento disumano della persona, ma sempre meglio di un ricco del nordest, che nel razzismo che permea il paese e’ comunque peggio del peggio di chiunque altro solo perche’ e’ ricco, dunque egoista.
Nelle prime due righe, Uriel con il suo decantato Liceo pre-Berlinguer e media del 9,5 non riesce a comporre una frase con un senso [²]; nel prosieguo, giù di luoghi comuni razzisti (mainstrem di destra)! Ora tutti quelli che in continuazione osannano questo deficiente, dovrebbero tentare di spiegarsi il salto logico che lo porta a discutere di "Sud razzista" partendo da Caritas e Buonismo.
Temo sia fatica sprecata, se si legge la successiva frase tutto vi sarà più chiaro:
Ovviamente e’ razzista chi fa i cori allo stadio a Balotelli, mentre non e’ razzista chi sfrutta gli schiavi: la differenza e’ che il ricco , o supposto tale, e’ sempre colpevole di fronte ai tribunali del popolo.


Notate che confonde "razzista" con "schiavista"? Uno può essere un padrone schiavista senza per questo essere razzista. Il razzismo è solo la "foglia di fico" morale per comportarsi da schiavista. Il nocciolo della questione è comunque un altro, io non divido tra doti e difetti del Sud e del Nord che è di per sé indice di razzismo. Una tale distinzione la può fare un Leghista il cui obiettivo è di individuare Terronia, cioè la porzione d'Italia povera da regalare al Nord Africa. Già, è proprio li che mirano. I cari Leghisti e tutta questa manica di "stronzi" (Gianfranco Fini dixit, non io) che portano il confine del Nord dove finisce la ricchezza,  volevano includere le Marche nella Padania. Le Marche! Una regione geograficamente del centro Italia, in cui una delle provincie, Ascoli, godeva della Cassa del Mezzogiorno fino alla fine degli anni '80. Forse non tutti i luoghi comuni sono falsi: quelli sui Leghisti, a partire dalla loro cosmica ignoranza sono purtroppo veri.
Una parte del post di Uriel, quella che riporta i dati del CNEL e relativa analisi, sembra più interessante[³]. Si conclude che al Nord c'è più integrazione che al Sud, dove la gente non è solare come comunemente si crede. Provo una breve contro-riflessione. Forse al Sud arrivano più immigrati che al Nord? Infatti non ho mai sentito parlare di "carretta del mare" che sbarca sui navigli di Milano. Forse il Sud agisce da filtro e lì vengono trattenuti gli indesiderabili, mentre si scremano verso il Nord quelli che il mercato del lavoro è in grado di assorbire. Possibile? Considerando che i clandestini spesso passano attraverso zone grigie di semi-legalità fino a quando non trovano le condizioni per soddisfare la Legge Bossi-Fini, io un dubbio ce lo avrei. Mi pare assai verosimile che questo contribuisca ad inasprire il gradiente di disagio che si spalma da Sud a Nord e che il CNEL rileva. L'interpretazione dei dati sicuramente stabilisce che laddove c'è maggiore ricchezza, ci sono più briciole da dare agli immigrati e più pace sociale. Paradossalmente questa lettura mi consente di dire che se ci fosse più ricchezza al Sud, il problema non si porrebbe per nulla in questi termini.  La ricchezza risolverebbe lo schiavismo che, ricordo, non equivale al razzismo. Uriel "Master of the Obvious" sottolinea la prima lettura, non nota l'inverso, ma soprattutto non rileva che c'è una porzione d'Italia che benché ricca ed "integrata", per ideologia e tornaconto sul territorio fa guerra agli emigrati (regolari o no, non conta) tutti i giorni, in special modo ai mussulmani. Non c'è bisogno che ricordi qual è questa porzione.
Nel frattempo paragonare tra loro i livelli di civiltà del Sud e del Nord come estesamente fa Uriel è un po' come paragonare se "è più buona la banana o va più forte il treno". Va più forte il treno, ovviamente!


[0] Mi ero ripromesso di ignorare il soggetto, me ne scuso. Mi scuso anche con chi mi disse "questo scrive una pila di letame" per non avergli dato retta subito.
[1] Chiamo le cose con il loro nome, anche se non c'è nulla di intrinsecamente disdicevole nell'essere di destra. Forse c'è nel fingersi qualcosa di diverso da ciò che si è per la pretesa di uscire dal "mainstream" o per catturare l'attenzione dei delusi di sinistra.
[2] Non doveva essere un Liceo pre-Berlinguer serio, visto che nel mio il voto massimo era 8.
[3] La solita tecnica di Uriel di mescolare cacca e cioccolata, in modo da rendere meno indigesto il primo ingrediente.

giovedì 26 novembre 2009

Un giorno di straordinaria follia

Mi devo sfogare: questo è un post in cui racconto fatti personali, se non siete interessati potete interrompere qui la lettura.
Come ormai è chiaro, da qualche tempo svolgo la professione di informatore medico scientifico. È un lavoro certamente più facile rispetto alla materia che tratto di quando ero dottorando, tuttavia presenta delle grosse differenze e difficoltà legate al contatto con il pubblico e con i medici.
La maggioranza della gente ha un'idea dello scienziato come di una specie di topo da laboratorio, un po' matto, un po' misantropo. Bene, io ero così. A questo punto potete anche immaginare quali sforzi io debba fare per riadattarmi ad un lavoro che prevede un continuo contatto con il pubblico, tra paturnie dei pazienti e medici con i loro scazzi. Non è una delle situazioni più facili in cui mettermi considerato il mio curriculum, però sto lavorando, tiro fuori un sorriso anche quando non vorrei, evito di dare rispostacce a gente che l'educazione non ha mai saputo cosa fosse e magari mi chiama "moscone" perché la mia sola presenza la infastidisce. Transeat. A volte situazioni imbarazzanti provengono dai medici. Uno magari mi dice che degli integratori, qualsiasi essi siano, non sa che farsene, un altro candidamente mi confessa che non è interessato ai prodotti, ma solo ai 5 minuti di tranquillità dai pazienti che posso garantirgli. In soli due mesi di lavoro ho visto e sentito cose che voi umani non potete immaginare della classe medica e ho visto anche cose belle che fortunatamente sono la maggior parte della mia esperienza. Medici cordiali, che mi offrono una sigaretta, mi raccontano i fatti loro come se fossi un amico, mi chiedono ulteriori informazioni sui prodotti, mi stringono la mano sorridenti alla fine della visita e mi dicono di ripassare quando voglio. Oggi è successo qualcosa che fa categoria a sé: premetto che se c'è una cosa che detesto visceralmente è la prepotenza.
È necessario risalire a ieri sera con il racconto perché è lì che ha avuto inizio. Erano le 19:10, tardi rispetto alla fine del giro dei medici che mi ero prefissato, e sono arrivato nello studio di uno oltre l'orario di apertura ufficiale al pubblico. In ambulatorio c'erano ancora molti pazienti, così ho aspettato all'incirca una mezz'ora in sala d'attesa fino a quando il dottore non si è affacciato e  ho colto l'occasione per chiedergli se poteva ricevermi oppure no. Il dottore mi ha detto che era tardi e che c'erano troppi pazienti e che era meglio per me tornare. Ho risposto che mi andava bene e che ci saremmo rivisti l'indomani. Tutto a posto apparentemente.
Stamani mi ripresento in quell'ambulatorio a metà mattina. È pieno di gente e c'è un altro informatore, inizio ad aspettare. Le persone scorrono con una lentezza biblica: 25-30 minuti per ognuna di loro. Nel frattempo nuovi pazienti si accumulano dietro di me. Ad un certo momento il medico esce, controlla chi c'è in sala e dice che dopo una ragazza, che era effettivamente l'ultima persona che dovevo aspettare per il mio turno, ci sono una signora e un signore, entrambi entrati dopo di me. Mi ignora. Io chiedo scusa, ma vorrei sapere a questo punto quando tocca a me: sono quasi due ore che mi trovo lì. Il dottore scatta e mi dice che "A casa sua decide lui", testuali parole, e che "io non gli piaccio perché sono venuto alle 20.00 del giorno prima e alle 12 di quel giorno" (falso, vabbe') e che "se continuo così non ci sarà feeling tra me e lui". Da rimanere basiti. Resto seduto, inghiotto sia la voglia di rispondergli lì di fronte ai pazienti sia l'impulso di andare via lasciando il piccolo dittatore nel suo meschino trionfo. Nessuno deve avergli spiegato che sebbene egli sia proprietario dello stabile dove tiene il suo ambulatorio, non gli appartengono le persone che sono lì né il loro tempo. Quantomeno non gli appartengo io. Decido che è arrivato il momento di colmare la lacuna.
Dopo essersi occupato della ragazza che legittimamente era prima di me, esce e mi invita ad entrare. Sto per dirgli il fatto suo, ma capisce l'antifona con uno scambio di sguardi e prima che possa iniziare mi "invita" a prendere le mie cose e ad andarmene. Io gli dico che non sa cosa sia il rispetto della professionalità altrui. Ritira fuori la frase "A casa mia faccio come mi pare", al che replico "È una casa davvero brutta". Minaccia di chiamare i carabinieri se non me ne vado(!!!) e mentre mi rivesto afferra le mie cose e le butta oltre la porta dello studio anche se gli intimo di non toccare la mia valigetta. Non contento mi afferra per un braccio ed incomincia a strattonarmi. Gli dico di tenere giù le mani, senza essere ascoltato. Tutto questo avviene tra le sue urla e gli sguardi attoniti dei pazienti. Raccolgo le mie cose da terra. Lui sbatte la porta da cui gli dico che è da mandare allo psichiatrico. Inferocito, riapre la porta mi raggiunge sulle scale e mi afferra per il bavero del giaccone. Deve aver visto questa scena in qualche film ed è convinto che è così che mi metterà a posto. Mi urla qualche insulto e mi dice che ora siamo solo "io e te". Appunto. Gli faccio notare che se non vuole che finisca davvero male per lui è meglio che mi tolga le mani di dosso. È qualche centimetro più alto di me, ma ha oltre cinquantanni e non sembra condurre uno stile di vita molto salutare. Molla la presa nell'unico sprazzo di lucidità che ha, ma continua con gli insulti. Mentre scendo le scale mi avverte di non tornare più. A questo punto gridargli "vaffanculo deficiente" è d'obbligo. Mi minaccia di venire a darmele e io gli faccio presente che potrebbe avere un incontro ravvicinato con la mia valigetta[¹]. Resta fermo al suo posto. Poi si incammina  verso il suo feudo di 40m², urlandomi insulti tra cui "informatore scientifico", ma anche io riesco a trovare il modo di fare assomigliare "medico di base" un qualcosa che sta a metà tra parassita e pezzo di merda. Cose che capitano. Degli informatori scientifici che vi "passano davanti" in ambulatorio sapevate già cosa pensare. Ora sapete cosa c'è a volte dietro la maschera del "buon medico di famiglia".

[1] La valigetta che uso ora non è quella semirigida in cuoio senza tracolla, ma quella in cordura imbottita. In pratica è offensiva come un cuscino di piume.

mercoledì 21 ottobre 2009

Relatività femminile




Sulla parete accanto il poster della vaccinazione anti-papilloma virus c'erano queste due perle una vicino all'altra. Di per sé sono messaggi "normali" (se non fosse che una laureata in psicologia debba lavorare come colf), tuttavia nell'insieme innescano quello stridore della logica tipico delle barzellette che scatena il riso. Io ho riso. La qualità delle foto è pessima perché il mio cellulare non mi permette di più, qui di seguito gli stessi messaggi ingranditi:
Per chi non riesce a leggere il primo annuncio dice: Ragazza di 34 anni italiana offresi per baby sitter o pulizie dal lunedì al venerdì serietà...; mentre il secondo recita: signora 23enne laureata in psicologia offresi come baby sitter o come colf nella zona di ...

Sono pazzi questi poster


Non è mia intenzione aprire una rubrica sul tema solo perché a distanza di pochi giorni mi ritrovo di fronte l'ennesimo pannello con su scritte un mix di cose giuste e castronerie, questa volta è toccato alla vaccinazione contro il Papilloma virus e l'occasione è stata irresistibile. Il poster spiega molto bene cos'è il Papilloma virus, quali sono i "ceppi" che causano infezioni croniche che possono portare al tumore alla cervice, come è fatto il vaccino e solite belle cose. Però, c'è sempre un però sennò 'sto post non avrebbe senso, alla voce concause del tumore alla cervice (quindi l'infezione da Papilloma virus c'è già stata) si possono leggere le seguenti: fumo di sigaretta, l'uso prolungato di contraccettivi orali, l'infezione da HIV (e qui si potrebbe obiettare "a questo punto che ti frega del cancro?"), più partner, altre malattie veneree, ecc... Fermiamoci qui. Se nella voce prima c'è l'HIV, che significa già avere rapporti non protetti con persone infette, qualcuno mi deve spiegare a che serve specificare "più partner". "Più partner" non mi sembra quantitativamente diverso da "più volte con lo stesso partner". Intendo questo avvertimento come a dire se sei una ragazza "facile", cioè una che si vuole divertire un po' con quanto la natura l'ha provvista, hai un rischio maggiore di sviluppare il tumore alla cervice. Ma stiamo scherzando?! Sommando quello che ho rilevato precedentemente e questa volta mi viene da pensare che il requisito essenziale per redigere questi poster sia una parziale ignoranza in materia di malattie sessualmente trasmissibili, unita in questo caso ad una certa bigotteria.