sabato 29 ottobre 2011

GNOME 3 o di come imparai ad amare l'iPhone.

Gli utenti Debian/Sid hanno da poco la possibilità di provare GNOME 3. Fortunatamente per loro, gli altri che hanno installato Fedora, Suse e pure Ubuntu, hanno avuto questo privilegio molto prima, così come di rimanere scioccati anzitempo. Per qualcuno di questi privilegiati è addirittura stato possibile superare lo shock nel mentre che i pacchetti di GNOME passavano dal ramo experimental a quello unstable di Debian: non si può dire che in casa Debian si facciano metter fretta. Ecco, ora siamo al pari degli altri e anche io posso finalmente scrivere quanto GNOME 3 faccia schifo.
Non che prima ne fossi mai andato pazzo, infatti ho sempre preferito KDE, anche il troppo vituperato KDE4 mi è piaciuto più di qualsiasi GNOME, tuttavia ci sono delle forti ragioni per questo senso di schifo: GNOME 3 trasforma il vostro PC in un iPhone. In sintesi è questa la critica che quasi identica è stata scritta altrove perché non c'è un menù dei programmi, le finestre sono senza i classici pulsanti che mettono a tutto schermo o riducono nella barra dei processi l'applicazione, la configurabilità è ridotta all'osso e siete sempre connessi con qualche cavolo di programma da "social network" integrato. Linus Torvalds che già un tempo era passato da KDE a GNOME per il disappunto avuto con KDE4, ha dichiarato che d'ora in poi il suo Desktop Environment sarà XFCE, perché non vuole essere trattato come un deficiente.
A parte dedurne che per piacere a Linus un DE debba assomigliare a un qualche Windows/MacOS pre anno 2000, c'è del vero nella sua e nelle altre critiche, ma siamo certi che siano giuste?
Di recente è morto Steve Jobs, che ha sicuramente avuto il merito di trasformare l'esperienza informatica in qualcosa cui si possono avvicinare tutti, soldi permettendo. È stato un imprenditore del settore IT che è riuscito ad essere vicino all'uomo medio: un tizio che vorrebbe servirsi del computer, ma ne ha fondamentalmente paura. Jobs ha fatto palate di denaro vendendo il design più biecamente banale e sistemi operativi scopiazzati da FreeBSD e ricostruiti per rendere tutto semplice. Ha fatto di più rendendo l'utente Mac completamente dipendente dai prodotti Apple (vedi la gestione dei DRM e iTunes). Il cuore della strategia Apple è stata di fornire poche solide decine di opzioni e di funzioni laddove la concorrenza ne offriva centinaia, su sistemi spesso instabili o mal funzionanti. Ha eliminato la confusione e la frustrazione dall'esperienza dell'utente.Tutta questa paurosa riduzione di contenuti è stata indorata opportunamente con una feticistica attenzione per gli effetti speciali e l'estetica, sia dentro sia fuori i prodotti della Mela.
Grazie a questa intuizione che ha reso Jobs multi-milionario, si è anche creato un culto della personalità di cui tutt'oggi sentiamo l'effetto: per gli affezionati fan di Apple è morto il guru che li aveva introdotti nel mondo dell'informatica e li aveva fatti sentire fichi, nonostante la loro totale incompetenza nell'ambito.
La progettazione di KDE4 e GNOME3 ha risentito pesantemente dell'intuizione di Steve Jobs: mentre KDE4 è più figlio del MacOSX con le sue novità nell'interfaccia in stile Exposé e l'uso delle trasparenze a tutto spiano, GNOME3 è più figlio dell'iPhone e dell'iPad, che sono dispositivi nati per connettersi a internet e divertirsi, spogliati di ogni velleità produttiva[1].
Il mondo Linux è pieno di smanettoni e hacker arrabbiati per questa deriva verso il mondo dei bamboccioni che usano il computer solo per cazzeggiare e che si mettono a piangere se gli togli il mouse, tuttavia se lo scopo dell'impresa GNU/Linux è davvero quella di diventare un sistema operativo di massa è proprio in quella direzione che si deve guardare. Al mondo esiste una prima grande massa di persone per cui qualsiasi tipo di computer è troppo costoso; non ci si può rivolgere ad essa se non con progetti in stile One Laptop Per Child, e ancora si stenta a informatizzarla. Con i requisiti hardware di OLPC, i DE di 10 anni fa sono pure troppo: non c'è interesse nemmeno fra gli sviluppatori. Esiste una seconda massa di persone che ha familiarizzato da tempo con l'informatica e ha i soldi per comprare regolarmente dei nuovi dispositivi. Tuttavia è composta da affezionati che usano il PC prevalentemente per lavoro e che sono restii a cambiare: ecco perché Linux in 20 anni non è cresciuto sui desktop. Esiste un'ulteriore massa di persone, molto più piccola della prima, ma più grande della seconda e parzialmente inclusa in essa, che ha i soldi per comprarsi qualsiasi dispositivo, ma o non è in grado di sfruttarlo appieno e lo trova eccessivo nelle funzioni o ne è intimorita. I tablet e gli smartphone sono esattamente quello di cui questa massa aveva bisogno.
Google ha capito l'antifona ed ha sfornato Android che è stato ben recepito. Gli sviluppatori di GNOME 3 e KDE4 hanno compreso la stessa cosa, solo che si trovano a fronteggiare la resistenza dei fan della shell, degli integralisti delle "scorciatoie da tastiera" e degli amanti della personalizzazione barocca del desktop. Se mai Linux dovesse sfondare tra le masse, non sarà di certo grazie a loro che sono una minoranza che mi pare molto orgogliosa di esserlo. L'elitismo è una vecchia piaga dell'open source.

[1] Per KDE4 le critiche furono spietate e KDE si discostava davvero poco dal modello di desktop conosciuto fino allora.